FESTA DI CRISTO RE
Al centro della parola di Dio stanno i comportamenti di Gesù: essi dimostrano come si fa vicino il Regno di Dio, e in che cosa tale ‘regnare’ consista.
l’agire secondo questo modello permette anche a noi di fare la volontà di Dio nella nostra vita e di trasformare le nostre relazioni quotidiane secondo la sua volontà.
La parola di Dio è dunque attuale e cerca di indicarci la via per questo rinnovamento,
- di noi stessi
- delle nostre relazioni.
Al centro del vangelo, ad esempio, c’è la risposta di Gesù a Pilato che lo interroga sulla sua ‘regalità’: «Tu lo dici: io sono re... per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità». E poco prima aveva precisato: «Il mio regno non è di questo mondo».
È questa diversità che Pilato non comprende, che il mondo di tutti i tempi non comprende, che anche i primi discepoli non compresero.
I primi discepoli sono come noi: il loro modo di pensare è troppo diverso da quello di Gesù e il modo in cui Gesù agisce per mostrare loro il regno di Dio è troppo diverso dalla mentalità dominante:
- Gesù si avvicina a infermi e cerca di capire la loro sofferenza,
- Gesù si avvicina a peccatrici e peccatori e cerca di cogliere anche in loro il nucleo buono su cui fare leva,
- si mostra al servizio di tutti e specialmente dei più deboli e poveri, senza volere nulla in cambio,
- mette la sua vita a disposizione di tutti.
E ai discepoli chiede, con autorità, di fare lo stesso.
E per i discepoli c’è qualcosa in questa richiesta di Gesù che spaventa.
Come spaventa anche noi oggi,
- perché è una richiesta che può essere accettata soltanto in una esperienza di fede, ossia se ci si fida completamente di lui.
La riflessione sul significato del confessare Cristo come ‘Re’ su di noi e sul mondo può essere approfondita.
Infatti la proposta che ci viene fatta, a conclusione dell’anno liturgico, è di verificare quale sia il nostro decisivo orientamento di vita e di confrontarci con serietà con il vangelo:
- il quale afferma il primato dell’essere sul semplice fare, per avere un tornaconto.
Secondo la fede cristiana l’uomo non diventa ‘persona’ quando diventa attivo e efficiente, bensì per il semplice fatto di ricevere la vita.
Questo significa che noi, ognuno di noi, è molto più del bilancio delle nostre azioni e prestazioni, e infinitamente più anche dei nostri peccati.
E questo è anche il senso del “rendere culto” a Dio con la nostra vita, con il nostro essere e dipendere da Lui, in ogni attimo dell’esistenza: solo da lui speriamo e attendiamo la nostra ‘salvezza’ ultima e definitiva.
A Gesù RE non si perdona di aver superato le nostre leggi ben precise lui con i suoi MA io VI DICO ha fatto saltare tutto – ha spostato i confini
Un REGNO DIVERSO: significa un regno dove vengono capovolti tutti i criteri di grandezza
Un REGNO DIVERSO: significa un regno basato sull’amore e non sulla forza
Un REGNO DIVERSO: significa un regno basato sulla piccolezza
Un REGNO DIVERSO: significa un regno in cui non è questione di onori di privilegi di privilegi
Un REGNO DIVERSO: significa un regno in cui vi entra soltanto diventando bambini
Il mio contributo al REGNO? “venga il tuo regno”
Mi limito a dire alcune possibilità:
- il regno si dilata tutte le volte che contribuisco a far cadere le barriere supero pregiudizi
- il terreno più adatto al regno è quello dissodato dall’amore con il perdono, la pace, la dolcezza
- devo essere un appassionato del regno non un fanatico
insomma né apatici néesaltati, né neghittosi né esagitati
“VENGA IL TUO REGNO.. “ proviamo a fare una pausa più lunga immaginiamo che DIO ci risponda: «potrei cominciare da Te Antonio, sempre che tu sia disposto e d’accordo a mettermi a disposizione il terreno tel tuo cuore per l’esperimento .. »
C’è una regalità che non ha bisogno di esibire insegne luccicanti, né di imporsi con la forza.
C’è un potere che non ricorre all’uso della violenza e tuttavia trasforma in profondità il corso degli eventi solo attraverso l’amore.
Tu sei re, Gesù, e lo dichiari davanti al procuratore romano, a costo di apparire un illuso, perché non corrispondi per nulla all’immagine del potente di turno.
In quel momento, in effetti, sembra che sia Ponzio Pilato a poter disporre della tua vita solo perché può decidere di farti morire sulla croce.
Ma a considerare gli avvenimenti con uno sguardo profondo l’apparenza non inganna più. Questa nostra storia ha visto sgretolarsi inesorabilmente il mondo costruito con le armi delle legioni e ha registrato la forza dirompente del tuo amore disarmato.
Non eri tu, dunque, il debole, né lo sconfitto, né il perdente, e la tua croce non ha costituito il segno inequivocabile del fallimento: proprio attraverso di essa tu hai tracciato un corso nuovo all’umanità.