Dopo l’annunciato rifinanziamento del provvedimento anche per il 2022, si chiede un drastico ripensamento.
Il rischio altrimenti è paradossalmente quello di frenare la ripresa
Roma, 27 ottobre 2021
Il Reddito di Cittadinanza, così com’è attualmente formulato, toglie alle imprese i lavoratori. Le aziende stanno facendo un’enorme fatica a trovare personale qualificato, ma inizia a essere difficoltoso reperire anche il personale per le mansioni più generiche. E anche il canale delle agenzie interinali mostra crescente difficoltà a reperire manodopera per le imprese”.
L'annunciato rifinanziamento del provvedimento anche per il 2022 mette il mondo delle imprese in allarme. La verità è che il Reddito di Cittadinanza ha bloccato i trasferimenti dei lavoratori alla ricerca di un’occupazione: dove il lavoro manca si preferisce stare a casa e sfruttare il sussidio e dove invece c’è molta richiesta di manodopera non si può più contare sui lavoratori provenienti da altri territori.
Da una parte, infatti, la decisione del Governo Draghi di confermare anche per il 2022 il Reddito di Cittadinanza, addirittura con una dotazione economica di quasi un miliardo di euro superiore a quest’anno, per un totale di 8,8 miliardi di euro.
Dall’altra le imprese che grazie alle proprie capacità e impegno stanno effettivamente “agganciando” la ripresa, ma faticano a evadere gli ordini per mancanza di manodopera. Se si aggiunge che negli ultimi mesi – in relazione ai dati espressi dagli indicatori economici - il numero di beneficiari del Reddito ha continuato ad aumentare, è evidente che qualcosa non quadra.
Da qui la richiesta di riformare con urgenza questo strumento: non si contesta la necessità di offrire un sostegno a chi è in difficoltà economiche, ma così il Reddito di Cittadinanza non funziona. Il sistema di tutoraggio che si sarebbe dovuto occupare della ricollocazione dei disoccupati non ha mai funzionato e anche i controlli fatti sono ancora troppo pochi e occasionali. E non gioverebbe a nessuno far passare questa distorsione del sistema per un nuovo diritto acquisito.
Ecco la proposta di riforma: il sistema dei navigator non ha mai funzionato e anche i Centri per l’Impiego sono sommersi dalla burocrazia, eppure in Italia c’è una rete di strutture per il lavoro, per lo più private, che ha dimostrato di saper lavorare in modo efficace ed efficiente; si trasferiscano a queste strutture anche le competenze per l’inserimento professionale di chi oggi beneficia del Reddito di Cittadinanza, senza creare ulteriori carrozzoni.
Da correggere poi un’ulteriore stortura: prima di elargire il Reddito di Cittadinanza a chi non ha lavoro, non sarebbe meglio, prima di tutto, fare un’analisi seria delle competenze di ciascun lavoratore uscito dal mercato e offrirgli un percorso di aggiornamento e formazione per inserirsi in nuovi settori, dove vi è una richiesta di manodopera e offrire contratti di buon livello per chi ha le competenze necessarie? Nel PNRR c’è un passaggio proprio sulla formazione continua: usiamo dunque quei fondi per legare il Reddito di Cittadinanza a percorsi efficaci di riqualificazione.
Il beneficio potrebbe essere doppio: per le casse dello Stato, con una riduzione dei costi per i sussidi, e per le imprese che potrebbero trovare più facilmente la manodopera di cui hanno bisogno. Senza contare la dignità che solo il lavoro può dare alla persona.
Flavio Lorenzin
Consiglio Direttivo Fondazione ENGIM Veneto
Presidente nazionale di Confimi Meccanica